Perdonare il coniuge: Paolo e Laura di Firenze, sposati da 17 anni, una bambina adottata. Partecipano al programma RETROUVAILLE a Pianezza (Torino) nel maggio 2012.
Perdonare il coniuge è un percorso: dopo un tradimento e la separazione la riconciliazione è possibile, ma con un cammino fatto di dialogo e passi di fiducia e perdono reciproco.
L’innamoramento
Lui
L’inizio della nostra relazione ha coinciso con il periodo dell’Università. In Laura ho visto una ragazza dolce, con una forma di eleganza interiore tutta sua, che non trovavo in altre. Da subito rimasi colpito. I primi tempi della nostra storia provavo una grande sintonia tra noi e presto ci venne la voglia di provare la convivenza nell’abitazione che mi avevano lasciato i miei genitori.
Lei
Stavo attraversando un momento difficile: mi ero lasciata con il fidanzato storico, dopo nove anni. Quando ho incontrato Paolo ero sola da due anni. In Paolo ho visto un ragazzo maturo e calmo. Ero attratta dalla sua ironia, un tratto del suo carattere che in parte rispecchiava anche il mio e che mi faceva sorridere. Mi piaceva la sua timidezza ed i suoi modi gentili. Era serio, a volte tenebroso. Dopo la mia laurea abbiamo deciso di convivere e dopo due anni di convivenza ci sposammo. E’ stato un giorno molto bello che ricordo ancora con grande emozione.
Quando abbiamo scoperto di non poter avere figli abbiamo pensato subito all’adozione. I corsi pre-adottivi fatti con altre coppie sono stati un momento di grande crescita che ci ha uniti ancora di più. Mi sentivo utile e importante al pensiero di poter essere genitore per bambini più sfortunati in cerca di una famiglia e questo dava senso al nostro stare insieme.
I problemi che vi hanno portato a Retrouvaille
Lui
Quando realizzammo di non riuscire ad avere figli, la relazione sessuale diventò fonte di tensione. Ansia da prestazione e nervosismo finirono per condizionarmi e presto il dialogo e l’intimità tra noi diventarono rari. Provavo una forte insoddisfazione verso me stesso che andava ad alimentare la paura di non essere amato, trascinata dall’infanzia. L’adozione della bambina e il suo lungo percorso furono un’esperienza forte, emozionante e coinvolgente che ci legò. Nonostante questo ci trovavamo spesso in disaccordo su molti aspetti della vita quotidiana e sulla educazione di nostra figlia. Cresceva in me l’amarezza, la sensazione di essere rifiutato, una rabbia cieca e ottusa verso di me e verso Laura. Mi rifugiai nella mia solitudine affettiva, assumendo pian piano atteggiamenti da “scapolo sposato”.
Al lavoro conobbi una collega che, per gioco all’inizio, poi in modo più esplicito, ricambiava qualche mia attenzione. Ben presto questa storia divenne qualcosa di intimamente coinvolgente. Mi sembrò di ritornare ragazzo, e iniziai a vivere una “doppia vita”. Da una lato mi sentivo come rinato, dall’altro vivevo con ansia e nervosismo, nel tentare di nascondere questa relazione senza trovare il coraggio di parlare a Laura. Quando Laura scoprì la relazione attraverso alcuni scritti, ci separammo.
Mi sentii crollare il mondo addosso, vivevo uno stato di ansia permanente. Con Laura vivevo momenti di tensione fortissima. Sentivo che stavo per perdere quanto di più importante avevo costruito nella mia vita.
Lei
Spesso mi sentivo sola, silenzi cupi e impegni diversi riempivano le nostre giornate. Non capivo quello che stava accadendo e decisi di andare da una psicologa che da subito ci chiese di intraprendere un percorso per aiutarci ad essere coppia più che genitori. Quando trovai due frammenti di una lettera in cui Paolo si rivolgeva ad un’altra donna, mi sono sentita morire. Ho pensato che fosse tutto finito, mi sono sentita abbandonata e sola. Il mio odio e la mia rabbia incontrollabile e feroce mi portava a dire e fare cose che mi facevano stare ancora peggio. Non avevo mai provato tanta rabbia in vita mia.
Un amico trovò un dépliant di Retrouvaille in una chiesa e me ne parlò. Andai sul sito internet e chiesi al mio parroco e alla psicologa, decidendo di appellarmi a questa ultima possibilità per salvare quel che restava del mio matrimonio.
Il Risveglio: Perdonare il coniuge è un percorso
Lei
Al weekend di Pianezza arrivammo separatamente e chiedendo di essere sistemata in una camera singola. Durante il weekend sentii che il nodo di rabbia e di rancore cominciava piano, piano a muoversi, anche se avrei voluto andarmene dopo la prima sera.
Sono rimasta e ho partecipato fino alla fine. Il nostro percorso è continuato con molti bassi e pochi alti, ma ho deciso di fidarmi del programma e delle coppie che ci seguivano.
Quando gli incontri di post weekend sono finiti, ho avuto paura. Non mi sentivo guarita e sapevo che ancora tanta strada era da percorrere.
Dopo sei mesi di separazione ho chiesto a Paolo di passare l’estate con me e con sua figlia. Ho cercato di “girare“ la testa verso l’orizzonte e non guardarmi indietro. Sono stati due mesi di ritrovata serenità. Il rientro a casa a settembre è stato molto duro. Ho scoperto che la lontananza da Paolo mi faceva stare peggio mentre le sue attenzioni e la sua vicinanza quotidiana potevano aiutarmi a guarire e a riconoscerlo.
Adesso stiamo ristrutturando la nostra casa: nuovi colori alle pareti, un parquet caldo, nuove basi per una vita diversa. Cerchiamo di trovare dei rituali che scandiscano le nostre giornate, ci impegniamo a mantenere alta la voglia di stare insieme. Ci addormentiamo con un Padre Nostro mano nella mano, che mi fa sperare in un’altra alba, consapevole che solo con l’impegno ci concederemo la possibilità di essere ancora felici e di perdonare il coniuge.
Lui
L’esperienza del weekend, a cui giunsi con molte perplessità, fu intensa, sofferta, emotivamente coinvolgente. Le esperienze personali delle coppie che hanno condiviso, la loro capacità di comunicare le proprie traumatiche esperienze, mi hanno impressionato. Ho respirato un clima di intensa partecipazione, sincera e non giudicante, di condivisione vera e aperta, insieme alla generosità, al coraggio, all’altruismo di chi sceglie di esporsi, di raccontare la propria storia anche nei suoi aspetti più crudi e sofferti e di farne dono agli altri.
I momenti di dialogo sono stati fondamentali per ritrovare un minimo di comunicazione. All’inizio sono state solo brevi parentesi “protette” in cui abbiamo ripreso a parlarci. Non sono mancati passi indietro, incertezze, errori. Tuttavia con pazienza, costanza e fiducia nello strumento di Retrouvaille abbiamo lentamente ripreso a parlarci e a riconoscerci.